di Flavio Minari, tratto da Golf for Passion ottobre 2009 Ricordo come al mio ormai lontano esordio golfistico, guardai con sospetto il cartello che indicava
una salita stile “Golgota” per raggiungere il Maestro al Driving Range!
Ero appena uscito dalla Club House dove una solerte e sorridente signorina mi aveva fornito le indicazioni necessarie aiutandomi quel termine inglese a me assolutamente sconosciuto.
Intimorito dall’ameno ed inusuale contesto mi “muovevo” con il disagio di chi si sente completamente fuori luogo e quindi non chiesi ulteriori spiegazioni onde evitare figuracce,convinto tuttavia che avesse capito male; io avevo chiesto del campo pratica!
Alla sommità della salita il Maestro mi chiari il mistero.
Da quel giorno ho acquisito un glossario specifico ed una serie di termini che non mi son serviti a migliorare la qualità del mio gioco ma perlomeno mi hanno permesso di descrivere correttamente lo sciagurato esito dei miei colpi.
Ma torniamo al campo pratica.
E’ un luogo di sofferenza presso il quale ogni bravo golfista al pari di un pellegrino in viaggio verso il Santuario di Santiago di Compostela`si reca più o meno frequentemente.
I golfisti, come tutti i seguaci di fedi monoteiste, sono segmentabili nelle seguenti sottocategorie:
Il DEVOTO:
ha eletto quale Santo Patrono della sua sacca, St. Andrews (nei casi più preoccupanti ha sostituito anche l’effige di San Cristoforo dal cruscotto della sua auto con la dicitura “Ricorda tirala lunga e dritta ” Di norma lo si incontra già all’alba o all’imbrunire su un tappetino ormai logoro seminascosto da decine di secchielli ormai vuoti, oppure stravaccato in club house a controllarsi le stigmate sulle mani.
L’OSSERVANTE:
Ci và perché sa che ci dovrebbe andare, ma più che altro per lavarsi la coscienza, come taluni frequentatori delle Sante Messe domenicali. Spara in rapida successione un secchiello di palline come se fosse un muratore a cottimo senza minimamente curarsi deIl’esito e poi si dirige in pace con il mondo verso il Tee della 1.
L’AGNOSTICO
Frequenta di rado anche se non ne capisce l’esigenza dal momento che sostiene di esser bravo comunque. Perla salvaguardia della propria salute ed incolumità non è prudente ricordarglielo quando in gara supera i quindici minuti nel tentativo di uscire da un Bunker!
L’ATEO
Gira prudentemente alla larga dal campo pratica come fa un uomo bianco dalla zona di Harlem. Assolutamente schifato alla sola idea di sudare invano, sfoggia una filosofia fatalista a seconda degli esiti che gli riserverà la sua giornata in campo. Gioca male? Per forza non pratico mai. Gioca bene? Hai visto non serve ad un fico!
IL NOVIZIO
E’ riconoscibile dallo swing sgraziato come l ‘atterraggio di un pellicano. Ma se fosse in una pausa riflessiva lo si riconosce dalla pozzanghera di sudore e lacrime (e talvolta sangue) che si allarga ai suoi piedi. A volte è commovente quando dichiara che ha visto la “luce” e che presto prenderà i “voti”.
Vi do un consiglio.
Se un giorno non avete un gran chè da fare, andate in un driving range, sedetevi su una panchina e godetevi lo spettacolo.
In fondo il mondo è bello perche è vario